Valdimiro Bersani “Capitan Selva” (1906 – 1944)

V. Bersani al tempo del servizio militare
L’avv. Bersani in p.za Cavalli (1943?)

Vladimiro Bersani, già ufficiale di complemento nell’esercito italiano, dopo l’occupazione tedesca entra a 37 anni nella Resistenza. Su incarico del CNL provinciale aggrega i gruppi di ribelli della Val d’Arda nella 38a Brigata Garibaldi e ne assume il comando. Pone la sua base sul Monte Lama e diventa “Capitan Selva”. Gli Alleati provvedono ad un primo lancio di armi. I distaccamenti della brigata iniziano la cacciata dei presidi fascisti dai comuni  dell’alta Val d’Arda.

“Selva”, per la sua esperienza militare, coraggio e rettitudine, appare subito una risorsa fondamentale del movimento  partigiano piacentino. Si pensa a lui per la nomina del comandante in capo di tutte le formazioni. Ma il 19 luglio 1944 a Tabiano di Lugagnano, nel corso di un rastrellamento organizzato dalla Kommandantur tedesca, mentre guida un gruppo dei suoi uomini all’attacco di un reparto nemico, viene colpito alle spalle da un colpo mortale. Dopo la Liberazione gli verrà conferita alla memoria la Medaglia d’Argento al Valor Militare.

L’ingresso nel movimento partigiano

Nato a Lugagnano Val d’Arda il 10 settembre 1906, figlio di un mastro elementare di idee socialiste, Valdimiro Bersani compie il servizio militare nel 1930/31 come allievo ufficiale e sottotenente di complemento. Laureato in legge a Parma, inizia poi la professione di avvocato civilista, con un ufficio a Lugagnano ed un altro a Piacenza. Nel 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia è richiamato in servizio e inviato in Dalmazia in un reparto di fanteria /guardie di frontiera; viene promosso capitano.

Al momento della occupazione tedesca, il 9 settembre 1943, si trova a Piacenza e riesce così a sottrarsi alla cattura e deportazione tedesca; non rientra in servizio sotto il regime fascista di Salò e riprende la professione di avvocato.  Nel mese di ottobre in un incontro con un vecchio compagno di scuola collegato al CLN, il comunista Giuseppe Narducci,  gli manifesta comunanza di idee politiche, la convinzione che si debba subito ingaggiare la lotta armata contro in nazifascisti e la disponibilità a contribuirvi. Narducci lo mette in contatto con il segretario dell’ancor piccola  organizzazione piacentina del Pci, Paolo Belizzi, e con gli altri esponenti del CLN impegnati a  promuovere il movimento di Resistenza. Bersani si mette subito all’opera. Convince fra l’altro a scendere in campo anche un suo ex collega ufficiale in Dalmazia, il prof. Antonino La Rosa, che entra nel CLN in rappresentanza del Partito d’Azione. Caduto in sospetto dei fascisti il locale utilizzato come suo studio a Piacenza in via Castello n. 33, affitta, sempre come studio legale, due stanze  al n. 4 di P.le Marconi n. 4, che divengono luogo di organizzazione della attività antifasciste e della produzione di volantini di agitazione. Questa sede cospirativa viene scoperto nell’aprile ’44 dalla polizia fascista che arresta l’ignaro proprietario, ma Bersani è ormai irreperibile perché impegnato nel territorio montano della Val d’Arda a contattare gruppi di ribelli.

In Val d’Arda comandante della 38a Brigata Garibaldi

Nell’alta Val d’Arda già nell’autunno del ’43 era sorto un primo gruppo di resistenti, ex  jugoslavi sfuggiti il 9 settembre da campo di prigionia di Cortemaggiore, con alla testa Giovanni Lo Slavo. All’inizio del ‘44, con la crescita dei renitenti all’arruolamento della RSI – ex militari e giovani di leva – altri gruppi si formano, in particolare attorno a due già ufficiali dell’esercito, Giuseppe Prati e Pietro Inzani di Morfasso, e a Primo Carini “Pip” di Gropparello. Bersani, che già aveva stabilito contatti e fatto pervenire nella zona armi e munizioni, all’inizio di aprile viene indicato dal CLN provinciale quale comandante della brigata partigiana della val d’Arda da costituirsi con l’unione di questi diversi gruppi. Si tiene un convegno l’11 aprile con i capi locali a Settesorelle di Vernasca; lui si presenta nella sua vecchia divisa dell’esercito, è di poche parole, appare piuttosto timido ma con le idee chiare: propone il nuovo assetto organizzativo, indica Prati come vice comandante, suggerisce d’insediare il Comando sulle pendici del Monte Lama.

Bersani viene accettato, anche perché annuncia l’arrivo di armi e munizioni da un lancio aereo degli Alleati. Nasce così la 38a Brigata partigiana Garibaldi, con a capo “Paolo Selva” (poi chiamato dai suoi partigiani “Capitan Selva”). In verità la nuova formazione rimane caratterizzata  dalla tendenza all’autonomia dei vecchi gruppi e dei loro capi.  Però “Selva” promuove la strutturazione dei primi 150  primi aderenti in distaccamenti dislocati ognuno in una specifica zona dell’alta Val d’Arda.  Con i nuovi arrivi di “ribelli” dalla pianura provvede a costituire anche un distaccamento, chiamato “Compagnia comando”, che fa più direttamente capo a lui. Un antifascista con ampia esperienza, Pio Godoli “Renato” (cl. 1912, originario di Forli), lo affianca quale Commissario politico della brigata. La notte fra il 15 ed il 16 maggio arrivano dal cielo le armi attese. Sono meno di quelle sperate, ma finalmente i partigiani della Val d’Arda possono disporre anche di qualche decina di “Sten” , i leggeri fucili mitragliatori inglesi particolarmente adatti alla lotta partigiana.

I primi successi dei partigiani in Val d’Arda

Dopo le azioni episodiche dei singoli gruppi di ribelli, dal mese di maggio del 1944 la lotta partigiana in Val d’Arda può cosi svilupparsi in modo coordinato e mirare alla cacciata dalla valle dei presidi militari del regime fascista. Il 24 maggio, dal municipio di Morfasso Capitan Selva comunica al comune di Piacenza che “Da oggi l’amministrazione (di questo comune) viene assunta dal Comando della 38a brigata Garibaldi”. Segue in pochi giorni la cacciata anche dei presidi fascisti di Gropparello, Rustigazzo e Vernasca.

Per le forze fasciste è una sorpresa questa improvvisa capacità militare offensiva dei partigiani. I militi del regime non si sentono in grado di affrontarli, fuggono, o si arrendono contando di essere rimessi in libertà, come aveva disposto per tali casi il comandante Bersani . Da Piacenza però si reagisce: con l’invio di mezzi blindati viene ripreso Gropparello; il 4 giugno aerei tedeschi provenienti dal campo di San Damiano bombardano il Monte Lama e quattro colonne di soldati compiono in alta Val d’Arda il primo grande rastrellamento attuato in provincia di Piacenza. I partigiani riescono a sottrarsi all’accerchiamento e ad allontanarsi, però quattro componenti del distaccamento di Gropparello sono sorpresi nella zona di Santa Franca e immediatamente passati per le armi. Questi e  tre componenti del distaccamento di Giovanni Lo Slavo catturati nei pressi di Bardi da un’altra colonna di soldati e anch’essi fucilati – Luigi Evangelista, Bruno Fornasari e l’australiano Jack Wilson – sono i primi caduti della 38a Garibaldi.

Bersani con il suo gruppo aveva riparato nel comune di Ferriere, ma, passato il rastrellamento, ritorna in Val d’Arda, colloca il Comando nell’abitato di Colombello sopra Prato Barbieri e riorganizza la brigata su sei distaccamenti collocati in punti strategici. Viene in breve ripreso il controllo  sul territorio dei comuni di Morfasso, Vernasca e parte di Gropparello. Il 20 giugno, dopo una lunga e dura battaglia viene costretto alla resa anche il grosso presidio fascista di Lugagnano.

E’ indicato quale comandante provinciale dei partigiani ma il 19 luglio ‘44 perde la vita in combattimento

Entro il mese di giugno le formazioni partigiane sono cresciute anche nelle altre vallate piacentine. Per renderne più efficace l’azione appare necessario arrivare alla costituzione di un comando provinciale. Al CLN si pensa a Vladimiro Bersani. Viene intanto incaricato di compiere un giro d’ispezione per prendere contatto con le altre realtà partigiane e i loro comandanti.  Con la ventina di uomini della Compagnia Comando inizia  il 5 luglio il suo itinerario, non privo di rischi, attraverso l’Appennino fino a Pecorara in alta Val Tidone, durante il quale incontra a Farini il comandante “Istriano” e a Rocca d’Olgisio Fausto Cossu. Il parroco di Pecorara, don Filippo Arcelloni,  scriverà nelle sue memorie: “Un giorno vediamo arrivare una compagnia di uomini bene armati, bene equipaggiati, disciplinati. Chi sono? “Ribelli” dicono alcuni. Impossibile, rispondono altri, sono troppo ben armati, son troppo disciplinati. Noi avevamo conosciute le prime bande di ribelli, un po’ improvvisate. Questi non ci sentivamo più di chiamarli ribelli, erano i partigiani, i patrioti. Subito alla sera vi un falso allarme. Bisognava vedere come scattarono e risoluti si scaglionarono lungo la stradale di Pianello. Ci hanno subito ispirato un sentimento di simpatia e di sicurezza. Si fermarono solo otto giorni e li vedemmo partire con rammarico”.

Nel ritorno in Val d’Arda, Bersani e i suoi uomini mostrano altre qualità: intraprendenza, ingegnosità e coraggio. Scendono infatti in pianura, s’impadroniscono di tre automezzi e con i due sottratti ai militari tedeschi si mettono addirittura in coda  ad un loro convoglio militare e poi lo sorpassano. Questa e però l’ultima missione di Capitan Selva. In Val d’Arda trovano che è in atto un nuovo grande rastrellamento antipartigiano. Non si tirano indietro.  Proprio Bersani, a Tabiano di Lugagnano, il 19 luglio,  guida l’attacco dei suoi uomini ad un reparto nemico. Ma in questo combattimento il movimento partigiano piacentino perde con lui il suo primo maggior protagonista.

                                                                                                                                                                                               R.R.

Bibliografia

  • Jerio Ferdj Ferrero, Vivano sempre i partigiani patrioti della Val d’Arda, Editrice Porta, Piacenza 1946
  • Fabrizio Achilli, Capitan Selva. Documenti e testimonianze su Vladimiro Bersani, A cura del Comitato Provinciale A.N.P.I., Piacenza 1979
  • Giuseppe Prati, Figli di nessuno…vita delle formazioni partigiane della Val d’Arda, T.E.P., Piacenza 1980
  • Mario Miti, a c., A Fianco del mio Capitano – Ricordi di Ugo Gobbi della 38a Brigata Garibaldi, partigiano combattente con Valdimiro Bersani, Museo della Resistenza Piacentina, Piacenza 2013
  • Comunicazione di Attilio Bersani (figlio di Vladimiro) in un convegno sulla Resistenza, del 26.4.2023, a Terni, sala della Biblioteca Luciana Lama.

Allegato: “L’ultima missione di Capitan Selva” di Ermanno Mariani

 

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