Originario di Gragnano Trebbiense e ordinato sacerdote nel Collegio Alberoni di Piacenza, ha vissuto gli anni della guerra come parroco nel piccolo paese di Sidolo, in comune di Bardi. Qui ha accolto e si è preso cura di tutti coloro che ne presentavano necessità: ebrei, partigiani, profughi. Nel corso di un rastrellamento tedesco nella zona, il 20 luglio 1944 , per colpa del suo senso di solidarietà, viene messo al muro e fucilato assieme ad altre sette persone.
Nel settembre 2023, dopo una lunga istruttoria da parte dei competenti organi della Chiesa, è stato proclamato beato quale martire ucciso “in odio alla fede”.
Studi in seminario e parroco a Sidolo di Bardi
Giuseppe Beotti nasce a Campremoldo Sotto, frazione di Gragnano Trebbiense, il 26 agosto 1912, nella modesta famiglia di un lavoratore agricolo. Seguendo la sua vocazione compie gli studi liceali nel Seminario Vescovile e poi è ammesso al Collegio Alberoni dove viene ordinato sacerdote nell’aprile 1938. Compie il suo primo servizio pastorale come curato a Borgonovo e nel gennaio 1940 viene trasferito come parroco a Sidolo, nel parmense comune di Bardi, che fa parte della diocesi di Piacenza.
Sidolo è un piccolo paese di montagna, senza sevizi pubblici. Il parroco è una fondamentale figura di riferimento per i diversi problemi della popolazione locale e don Beotti, benché di salute cagionevole, si prodiga per i suoi parrocchiani.
Dopo l’occupazione tedesca Sidolo diventa un luogo di passaggio e di rifugio delle persone ricercate dalle forze nazifasciste, innazitutto di ebrei in fuga disperata e di giovani che si sottraggono all’arruolamento della Rsi. Poi anche di partigiani che s’insediano nei centri montani. Tutti si rivolgono in primo luogo al parroco e don Beotti ospita, aiuta, dà indicazioni.
Il rastrellamento tedesco e la fucilazione
Nel luglio del’44 le forze militari tedesche mettono in atto l’Operazione Wallenstein , un grande rastrellamento nel territorio piacentino e parmense, con migliaia di soldati, per eliminare la presenza partigiana e prelevare uomini da inviare come lavoratori coatti in Germania.
Nella Val Taro trovano una forte resistenza partigiana, perdono uomini e reagiscono con rappresaglie anche sui civili.
A Sidolo il 19 luglio arriva la notizia dell’eccidio di Strela: 17 fucilati compreso il parroco. Si pensa che i soldati tedeschi arriveranno anche lì. Gli uomini si allontano dalle loro case e si nascondono nei boschi. E’ invitato a farlo anche don Beotti ma lui scegli di restare nel paese con gli anziani, i bambini e le donne. E’ con lui un seminarista, Italo Subacchi, e verso sera viene raggiunto da un altro sacerdote spaventato e fuggiasco dalla sua parrocchia, don Francesco Delnevo. La sera pregano assieme e la mattina del 20 celebrano la messa nella chiesa vuota di fedeli. Passano in canonica sei partigiani di Borgotaro, in fuga dal rastrellamento, sfiniti e affamati. Don Beotti procura loro un po’ di cibo
I primi soldati arrivano alle 9,30, forse hanno visto quegli uomini, perquisiscono e mettono a soqquadro i locali della canonica, tenendo sotto il tiro delle armi don Beotti. Non trovano nulla da imputare al parroco, lo accusano però di aver fatto esporre un panno bianco sulla torre del paese per avvertire i partigiani del loro arrivo. Lui spiega che era stato messo per comunicare a loro che a Sidolo non era organizza alcuna resistenza, affinché non facessero del male al paese.
Passa il tempo, sembra che vi sia incertezza fra quei militari sul da farsi. Poi arrivano altri soldati tedeschi che conducono con sé i sei uomini di prima da essi catturati. Via radio viene consultato il loro superiore comando. L’ordine è quello di fucilare tutti.
Alla 15, 30 i sei catturati e i tre religiosi vengono messi al muro nei pressi del cimitero. Uno dei sei si salva con la fuga. Dopo la sparatoria un soldato si assicura della morte di Don Beotti con un altro colpo alla tempia.
La causa di beatificazione
L’immagine di quel prete fucilato a 28 anni rimane sempre vivo sia a Sidolo che nella comunità piacentina, e le vittime dell’eccidio nazista del 20 luglio 1944 sono oggetto di cerimonie civili commemorative. Nel novembre 2010 è anche intrapresa presso il competente Tribunale Ecclesiastico la causa di beatificazione di don Beotti. Vengono fatte ricerche negli archivi della Germania per documentare ulteriormente le circostanze e le motivazioni del suo assassinio, per odio della sua fede religiosa e del suo spirito di carità verso tutti.
E’ del 20 maggio 2023 l’annuncio che il papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sul martirio di don Giuseppe Beotti. La cerimonia di proclamazione si è svolta nella chiesa cattedrale di Piacenza il 30 settembre 2023.
Bibliografia
- Vietti Giacomo, L’alta Val Taro nella Resistenza, a cura dell’Anpi, Parma 1980.
- Nella bufera della Resistenza. Testimonianze del clero piacentino durante la guerra partigiana, a cura di A. Porro, s. e., Parma 1985
- “Piacenza terra di santi-Don Giuseppe Beotti diventa beato”, Il Nuovo Giornale, settimanale della Diocesi di Piacenza e Bobbio, numero speciale unito al n° 34 del 27 settembre 2023. M. P. – R. R.