Cerignale partigiana

Giovanni Remuzzi, 19 anni, componente della Banda Gaspare

Cerignale è un comune di montagna con territorio che sale alla destra del fiume Trebbia e dallo spartiacque, a 900/1000 m., scende fino al torrente Aveto. Ha circa 1.100 residenti negli anni della Seconda guerra mondiale, solo sui 120 negli anni 2020-2025. La sua storia durante la Resistenza è caratterizzata in particolare da due eventi: l’insediamento nell’abitato di Cerignale, fra aprile e inizio luglio 1944, di un gruppo di ribelli, la Banda  Gaspare, e, il successivo 29 agosto, l’incendio delle case del paese, per rappresaglia, ad opera di un reparto militare nazifascista. La popolazione  è peraltro partecipe anche ad altri momenti ed aspetti della Resistenza.

Dalla renitenza alla resistenza

Dopo l’armistizio, annunciato l’8 settembre 1943, dell’Italia con gli Alleati anglo-americani e l’immediata invasione dell’esercito tedesco, anche 32 giovani di Cerignale sotto le armi sono catturati e deportati in Germania. Il ricostituito regime fascista a partire dal mese di ottobre ordina il ritorno in servizio dei militari che erano sfuggiti alla cattura e indice il reclutamento di nuove leve di giovani da portare in guerra a fianco della Germania. Particolarmente nei comuni montani è generale il rifiuto, la ribellione. Vengono però inviate squadre della nuova polizia militare fascista a prelevare di forza questi renitenti, che stanno però all’erta. Così quando, alcuni giorni prima di Natale, arriva una pattuglia della GNR anche a Cerignale, i ricercati fanno a tempo a fuggire nei boschi.

Però qualcuno dei renitenti incomincia poi a pensare che non si può continuare a fuggire e a nascondersi, che occorra passare ad una resistenza attiva. Si viene a sapere che nel confinante comune di Cortebrugnatella alcuni si sono uniti ad un ex ufficiale straniero con esperienza militare. Si chiama Gašper Čavernik e la sua formazione di ribelli verrà poi denominata Banda Gaspare.  Per primo, da Cerignale, a raggiungere, nel marzo 1944,  il gruppo di “Gaspare”, è il diciannovenne Giovanni Remuzzi.

La Banda Gaspare a Cerignale

La base iniziale di questo gruppo di ribelli è il paese di Sanguineto, lungo la strada della Val d’Aveto.  La loro prima esigenza è di reperire armi e munizioni. In aprile, salendo dalla Val d’Aveto nel territorio di Cerignale, investono la casermetta sul Monte della Tane in cui sono di servizio alcuni militari addetti all’avvistamento aereo, collegati al centro Dicat di Bobbio. Avvertito l’avvicinarsi dei ribelli, i soldati abbandonano la postazione e vi lascano le loro armi. Gaspare e i suoi uomini – sono ancora una decina in tutto – decidono allora di trasferire la propria base nell’abitato di Cerignale, che è in posizione ideale per a portare attacchi alle forze tedesche e fasciste presenti o di passaggio in alta Val Trebbia. All’alba del 4 giugno, in 5 o 6, fra cui Remuzzi, scendono a Bobbio e nella caserma del centro Dicat di Bobbio sorprendono nel sonno la quarantina di militari addetti, li immobilizzano e si portano via su un automezzo tutte le loro armi e munizioni.

Dopo questa clamorosa azione, nuovi ribelli arrivano a Cerignale da diversi comuni della Val Trebbia e si uniscono alla Banda Gaspare, che raggiunge alla fine una sessantina di componenti. Sotto la guida dell’ex ufficiale sloveno e di alcuni altri animosi esponenti, squadre della banda iniziano a tendere agguati ai mezzi militari tedeschi e fascisti in transito sulla Statale 45,  sostengono scontri anche sanguinosi, catturano automezzi, armi, equipaggiamenti militari, beni alimentari e addirittura 40 militari nemici, fra cui 15/17 tedeschi. Il “bottino” viene portato e custodito a Cerignale. Infine, in un’azione del 29 giugno, vengono catturati anche tre ufficiali, due tedeschi e un  italiano. Questi sono però fucilati, sia perché ritenuti corresponsabili delle atrocità nazifasciste, sia per evitare che uniti agli altri  prigionieri custoditi nel paese li possano sobillare alla fuga.

E’ una azione cruenta che sgomenta  gli abitanti di Cerignale, la cui vita è già stata in generale messa in subbuglio dalla presenza e dai comportamenti di questi uomini armati: è vero che con la loro presenza hanno impedito a tedeschi e fascisti di venire a catturare i giovani locali da portare in guerra, sembrava però che in Val Trebbia la guerra l’abbiano portata loro. La Banda Gaspare è in effetti una formazione partigiana autonoma e molto sicura di sé, che meno si preoccupa delle opinioni degli abitanti, rispetto alle formazioni “regolari” collegate ai CLN provinciali, organi politici antifascisti che ritengono fondamentale la comprensione ed il sostegno delle popolazioni.

Sta’ di fatto che la Brigata partigiana “Cichero” dell’alta Va Trebbia ligure si fa interprete dei giudizi critici sulla banda Gaspare e l’1 e il 2 luglio ’44 interviene  in forza con i suoi uomini, ne blocca e disarma i componenti, che non fanno resistenza,  e dopo, una riunione/processo ad Ottone impone loro di entrare a far parte della loro formazione o di abbandonare la zona.

L’incendio/rappresaglia nazifascista dell’abitato di Cerignale

Verso la fine dell’agosto ’44 le autorità militari tedesche e fasciste organizzano, con diversi battaglioni di soldati, un grande rastrellamento antipartigiano in Val Trebbia e in Val d’Aveto, al fine in particolare di recuperare il controllo delle due strade di fondovalle, considerate strategiche. I partigiani sono messi in difficoltà e devono ritirarsi nelle parti più impervie dell’Appennino.

Le forze nazifasciste vengono anche a dare una lezione agli abitanti di Cerignale per l’ospitalità data alla Banda Gaspare. Il mattino del 29 agosto ’44, squadre di soldati provenienti da Genova e arrivati dall’alto nel capoluogo del comune, si dedicano a mettere a fuoco  il paese con bombe incendiarie e altro materiale infiammabile. Quasi i quattro quinti degli edifici, compreso il municipio, rimangono distrutti o gravemente danneggiati, insieme a quanto si trova al loro interno. Gli abitanti si stringono a vivere assieme nelle poche case ancora agibili e nei locali della parrocchia; nelle prime settimane sono utilizzate come ricovero notturno anche le cappelle del cimitero.

La rappresaglia di Cerignale non ha investito le persone ma i loro beni, però sotto questo aspetto è quella più devastante attuata dalle forze tedesche e fasciste in provincia di Piacenza.

La Brigata Jori e le Squadre di Azione Patriottica di montagna

Dopo lo scioglimento della Banda Gaspare, la Brigata Garibaldi ligure Cichero estende la sua presenza anche al territorio dell’alta  Val Trebbia piacentina. Più avanti diventa una grande Divisione suddivisa in più brigate, con la Brigata “Jori”, al comando dall’ex carabiniere Stefano Malatesta “Croce” dislocata in alta Val Trebbia e la Brigata “Caio” al comando dell’ex sottufficiale di Marina Ernesto Poldrugo “Istriano” in Val d’Aveto.

La Jori in ottobre recupera il controllo della Statale 45 e colloca un suo distaccamento a Ponte Organasco, all’incrocio della 45 con la strada che sale verso il territorio pavese. Qui il 16 e 17 dicembre ’44 i partigiani della brigata affrontano in combattimento un reparto della Divisione tedesca Turkestan, giunto per riconquistare  il controllo della Statale, e ne ritardano l‘avanzata verso Torriglia per il  tempo necessario agli altri distaccamenti della brigata di sganciarsi ed occultarsi.

La Divisione Cichero con le sue brigate è promotrice, anche nel territorio piacentino, della costituzione della SAP di montagna, vale a dire l’organizzazione di gruppi di volontari locali che senza far parte delle formazioni partigiane collaborino comunque attivamente con queste nel fornire informazioni, effettuare trasporti, procurare ricoveri, reperire beni alimentarie, e solo in via eccezionale essere armati a combattere a fianco dei partigiani. In tal modo molti residenti hanno accetto di essere coinvolti e si sono sentiti parte della Resistenza.

Nel comune di Cerignale, è particolarmente significativa l’esperienza al riguardo nelle frazioni di Selva, Cariseto e Lisore, che costituiscono la più grande parrocchia del comune: qui infatti è lo stesso parroco, don Federico Malacalza, non solo a organizzare i suoi parrocchiani in una grande SAP ma anche a mettersi a capo di questa.

Bibliografia

  • Michele Tosi, La repubblica di Bobbio, Archivi Storici Bobiensi, 1977
  • Antonio Testa, Partigiani in Val trebbia, la Brigata Jori, Genova 1980
  • L. Cavanna/R. Repetti, Comandanti partigiani giunti da lontano, pagg. 116-119 e 143-170 – Edizioni Pontegobbo, Bobbio 2018
  • Bruno Garaventa, Stefano Malatesta “Croce” Comandante della 3a Brigata Garibaldi  “Jori”, Genova 2025

Approfondimenti: https://www.enciclopediaresistenzapc.it/wiki/lo-sloveno-gaspare-e-la-sua-banda-in-alta-val-trebbia/

Partigiani “combattenti” del comune di Cerignale, n. 6

Patrioti (cioè stretti collaboratori dei partigiani): n. 2, fra cui Bongiorni Maria, nata a ad Agazzano il 5.3.1922, maestra, insegnante nella scuola elementare di Cerignale.

Partigiani caduti, n. 2:

  • BONGIORNI GIANCARLO “Troio”, anni 20, Brigata Caio, caduto in combattimento il 17.4.1945 a Borzonasca di Genova
  • GIROMETTA PAOLO, anni 19, 30a Brigata Garibaldi della Val d’Arda, caduto in combattimento il 5.9.1944 a Groppo Visdomo di Gropparello

 Internati militari In Germania (IMI), n. 32

Testimonianze

  • Lapide sulla facciata del municipio di Cerignale a ricordo dell’incendio/rappresaglia nazifascista del 29.8.1944.
  • Monumento ai caduti a Cerignale
  • Monumento ai caduti civili di Selva