


Il comune di Gragnano Trebbiense – circa 4.000 abitanti negli anni della Seconda guerra mondiale – si estende su un territorio pianeggiante fra il fiume Trebbia ed il torrente Luretta, solo in parte lievemente ondulato e senza aree boscate significative. Non quindi idoneo all’organizzazione e all’insediamento di formazioni della Resistenza. Per tutta durata della Rsi il capoluogo venne presidiato da militi della GNR fascista, impegnati anche in spedizioni contro le presenze partigiane nei comuni della Val Luretta.
I partigiani di Gragnano Trebbiense nelle brigate “Giustizia e Liberta”
Gli aderenti alla Resistenza residenti nel comune di Gragnano Trebbiense parteciparono alla lotta di liberazione quasi totalmente nelle formazioni partigiane facenti capo all’ex ufficiale dei carabinieri Fausto Cossu, insediate nella parte alta del territorio della Val Tidone-Val Luretta e della Val Trebbia. Quando, con l’aumento dei partigiani, si costituì la Divisione Giustizia e Libertà (che nell’aprile ’45 cambierà nome in Divisione Piacenza) suddivisa in più brigate, la maggioranza dei partigiani gragnanesi entrò a far parte della 1a Brigata “Diego” sotto il comando dell’ingegnere piacentino Antonio Piacenza; altri seguirono Lino Vescovi “Il Valoroso” contribuendo alle sue gloriose azioni.
Gli uomini della “Diego”, dislocati nel territorio di Piozzano e Pianello della valle del Chiarone, si misero particolarmente in luce respingendo, il 30 luglio 1944, l’attacco al loro caposaldo di Rocca d’Olgisio di un grosso reparto militare nazi-fascista (che poi fu autore dell’orribile strage di Strà), e nella successiva liberazione di Pianello Val Tidone. Effettuarono anche numerose incursioni sulla via Emilia per intercettare trasporti di armi e rifornimenti tedeschi.
Giunse però, a partire dal 23 novembre ‘44, il poderoso e drammatico rastrellamento dei nazi-“mongoli” della divisione tedesca Turkestan, che determinò il temporaneo scioglimento delle brigate partigiane. I componenti della “Diego” si riaggregarono verso la fine del febbraio 1945. Nell’ultima settimana di aprile, nel corso delle operazioni di avvicinamento a Piacenza e prima di contribuire alla liberazione della città, assunsero il controllo di Gragnano, di Campremoldo, di Centora e, dopo un ultimo scontro a Mamago con le forze fasciste, di San Nicolò.
Caduti partigiani nel comune di Gragnano Trebbiense
Episodi cruenti, durante i mesi della occupazione tedesca e del regime fascista di Salò, avvennero anche nel territorio del comune di Gragnano Trebbiense.
Le prime vittime partigiane si ebbero il 26 luglio 1944. Due fascisti del posto avevano concordato con partigiani operanti in Val Luretta di ottenere una scorta che li accompagnasse in montagna ad aderire alla causa della resistenza. Un appuntamento era stato fissato in località Castelbosco per la tarda sera del 26 luglio. Resta incerto se si trattasse di un deliberato tranello oppure se sia intervenuto nei due un tardivo ripensamento con conseguente delazione. Resta il fatto che, come concordato, alle dieci di sera un’auto con a bordo cinque partigiani si presentò puntuale all’appuntamento; del gruppo faceva parte anche Giuseppe Nespi, esperto dei luoghi in quanto con la sua famiglia risiedeva proprio a Castelbosco. Appena scesi dall’auto, i cinque giovani trovarono però ad attenderli, nascosti nei campi di granoturco circostanti, numerosi miliziani fascisti in armi, fra i quali anche alcuni gragnanesi. Seguì un breve conflitto a fuoco nel quale i partigiani, presi di sprovvista, ebbero la peggio: due riuscirono fortunosamente a dileguarsi nell’oscurità ma gli altri tre furono catturati, percossi e fucilati sul posto. Erano tutti molto giovani: Giuseppe Nespi, nato il 25 marzo 1923 a Gragnano e Mario Fontanella, nato il 16 novembre 1926 a S. Nicolò di Rottofreno, appartenevano alla 1a brigata GL “Diego”, Natale Barattieri, nato il 25 dicembre 1925 a Borgonovo V.T, era in forza alla 2a brigata GL. La drammatica crudeltà dell’episodio fu accentuata dal fatto che i famigliari di Nespi, compresa la madre, con terrore seguirono dalla finestra della loro casa, distante poche decine di metri, il tragico svolgersi dei fatti, udito l’ordine dei fascisti di sparare, le ultime grida dei giovani partigiani e i loro lamenti prima di morire.
Un altro tragico episodio si verificò il 17 novembre 1944, sulla strada provinciale fra Gragnanino e il capoluogo comunale, ed ebbe come vittima Ugo Paraboschi (vedi) nato a Gossolengo nel 1910, comandante di un reparto della 3a Brigata GL in virtù dell’età matura e di diversi anni d’esperienza militare. Per avere, con il suo sacrificio, reso possibile ai partigiani che erano con lui di mettersi in salvo, alla sua memoria è stata conferita la Medaglia d’Argento al V. M.
Altri due partigiani gragnanesi caduti
Il 30 settembre 1944 nel corso di una incursione militare fascista in Val Luretta perse la vita un altro gragnanese, Luigi Pozzi, classe 1922. Dopo essere stato ferito, fu catturato in località Colombaia, tra Agazzano e Piozzano, e in quel luogo trucidato assieme ad altri tre compagni, tutti e quattro della Brigata “Diego”. La sua morte rappresenta una tragica conferma dell’efferatezza della guerra civile: alcuni dei suoi uccisori erano infatti stati suoi compagni d’infanzia.
Drammatica fu anche la sorte di Francesco Rossi, nato a Gragnano nel 1926, appartenente alla 2a Brigata G.L., catturato durante il rastrellamento invernale della Turkestan, ad Agazzano l’8 dicembre ’44, insieme ad altri quattordici partigiani. Condotto alle carceri di Piacenza, fu successivamente trasferito in quello di Parma e poi nel campo di transito di Bolzano. Da lì venne deportato nel campo di concentramento di Gusen, sottocampo del lager principale di Mauthausen, dove morì i 5 maggio 1945, poco prima dell’arrivo delle truppe americane di liberazione. Per anni non si è conosciuta la sua sorte e Francesco Rossi è rimasto classificato fra i partigiani piacentini dispersi.
Partigiani residenti nel comune di Gragnano Trebbiense:
n. 49 inseriti nelle formazioni partigiane piacentine.
Dei quali caduti: n. 3
- Luigi Pozzi anni 22
- Giuseppe Nespi anni 21
- Francesco Rossi anni 19
Inoltre si annoverano altri cinque caduti nativi del comune trebbiense:
- Giuseppe Celati, nato a Gragnano il 16 agosto 1919, partigiano appartenente alla 11a Brigata della Divisione Piacenza. Caduto il 31 gennaio 1945 presso Cattaragna di Ferriere.
- Don Giuseppe Beotti, nato a Gragnano il 26 agosto 1913, fucilato dai tedeschi a Sidolo di Bardi il 20 luglio 1944.
- Vincenzo Pesatori, nato a Gragnano il 30 marzo 1923, partigiano della 1a Brigata “Diego” della Divisione Piacenza. Caduto in combattimento il 27.12.1944 a Rocca d’Olgisio di Pianello.
- Alfredo Gelera, nato a Gragnano il 18 gennaio 1915, partigiano della 38a Brigata Garibaldi della Divisione Val d’Arda, deceduto nel 1946 a seguito delle ferite riportate in combattimento.
- Antonio Ciceri, nato a Gragnano il 2 marzo 1884, partigiano ucciso dai tedeschi per rappresaglia il 21 agosto 1944 a S. Maria di Bobbio.
Ex militari di Gragano Tr. di cui è noto l’internamento in Germania (IMI): n. 77
Testimonianze a memoria dei caduti di Gragnano Trebbiense
- Cippo sulla provinciale tra Agazzano e Piozzano in memoria di Luigi Pozzi, Albino Ghigini, Ermanno Riscassi e Paolo Cigna caduti il 30 agosto 1944.
- Cippo sulla comunale che da Gragnano conduce a Campremoldo Sopra a ricordo di Giuseppe Nespi, Natale Barattieri e Mario Fontanella caduti il 26 luglio 1944.
- Cippo posto sulla provinciale tra Gragnanino e Gragnano in memoria del sacrificio di Ugo Paraboschi, ucciso il 17 novembre 1944.
- Lapide posta nell’atrio del palazzo comunale di Gragnano a ricordo dei caduti e dei dispersi nella seconda guerra mondiale e nella lotta di liberazione.
- Monumento ai caduti di Rottofreno, lapide affissa sulla chiesa di Rottofreno e lapide a Rocca d’Olgisio, a ricordo di Vincenzo Pesatori.
