Il Capitano Mak (Archibald Donald Mackenzie, ufficiale britannico, 1914 – 1944)

Il Capitano Mak (da www.grac.it)
I funerali dell’ufficiale inglese a Bettola. Regge la bara, a sinistra, il compagno “Ganna”

 

 

Gli studi e l’esperienza militare nell’esercito britannico

Il capitano Archibald Donald Mackenzie nella sua famiglia era chiamato “Donny”,  in Val Nure e nel piacentino fu conosciuto  ed è ricordato quale “Capitano Mak”. Nato il 22 ottobre 1914, era figlio del capitano Lynedoch Archibald Mackenzie, caduto in azione a Gallipoli nel 1915. Padre e figlio quindi non si incontrarono mai. Donny fu cresciuto dalla madre, dallo zio e dal nonno, che nel 1928 lo mandarono al Winchester College, dove studiò fino al 1933; in seguito frequentò l’Università di Oxford (Christ Church College), avendo ottenuto una borsa di studio per i figli dei militari caduti. Mentre studiava lettere classiche, si unì all’Officer Training Corps dell’università, che lo preparò al suo obiettivo di arruolamento nell’esercito. Dal 1935 al 1936 frequentò la Royal Military Academy di Sandhurst, centro di addestramento per ufficiali dell’esercito britannico. Nel 1936 venne nominato sottotenente e, in quanto scozzese, si unì al reggimento dei “Queen’s Own Cameron Highlanders”.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Donny si trovava in Palestina e successivamente prestò servizio nello stato maggiore dell’esercito in Egitto, Nord Africa, Grecia, Creta e Cipro. Si dimostrò un ufficiale capace ed efficace. Desiderando però servire nella la sua unità di origine, il 2° Battaglione dei Queen’s Own Cameron Highlanders, vi ritornò nel giugno del 1942, giusto in tempo per dare il suo contributo all’eroica difesa di Tobruk contro le forze di Rommel. Quando il comandante dei Cameron dovette dare ai suoi uomini l’ordine di ritirarsi e disperdersi nel deserto,  Donny s’impossessò di un camion tedesco e guidò un piccolo gruppo verso le linee degli Alleati. Furono però raggiunti dalle forze tedesche e fatti prigionieri.

Prigioniero nel campo di Veano, lo abbandona il 9 settembre 1943

Trasferito in prigionia in Italia, si guadagnò rapidamente la reputazione d’irriducibile evasore. Secondo un compagno di prigionia era uomo di fede e di grande intelligenza. Si ritrovò nel PG 29 di Veano, sulle colline piacentine della Val Nure, per ufficiali superiori del Commonwealth britannico, dove strinse amicizia con un altro prigioniero, il capitano Tresham Dames “Gunner” (artigliere) Gregg, conosciuto poi nella vallata quale “Ganna”. Insieme lavorarono alla costruzione di un audace tunnel di fuga, attraverso il quale “Ganna” fuggì dal campo nel luglio del 1943; fu però ripreso poco dopo.

L’armistizio dell’Italia con gli Alleati, annunciato l’8 settembre 1943, pose i prigionieri di fronte a una scelta: aspettare gli eventi o evadere. L’ufficiale più alto in grado dei britannici ordinò di scegliere la seconda opzione.

Sparpagliatisi sulle colline, gli ex prigionieri finirono in mani amichevoli, poiché la gente del posto li accolse, li riparò e li sfamò. Con l’aiuto di coraggiosi antifascisti, molti riuscirono poi a sconfinare clandestinamente in Svizzera, alcuni si diressero verso il fronte a sud o a ovest verso la costa; altri rimasero nell’Appenino piacentino in attesa della liberazione. Qualcuno assunse un ruolo più attivo, fra cui il maggiore  Gordon Lett, il quale, raggiunto il paesino di Rossano in Lunigiana, da lì compì operazioni a sostegno dei partigiani tali che gli valsero l’assegnazione dell’Ordine (cavalleresco) di Servizio Distinto (DSO).

Assieme al compagno “Ganna” si unisce ai partigiani della Va Nure

Mackenzie era malato quando lasciò il PG 29, e, assieme a  Ganna, non approfittò della possibilità di riparare in Svizzera con altri ufficiali del campo. I due trascorsero i mesi di quell’autunno e dell’inverno ’43-’44 in grande disagio, nascosti in alta Val Nure.  Con l’arrivo della primavera, ripresosi il primo dalla malattia, incominciarono collaborare con le formazioni partigiane che si stavano formando nella vallata. Da ufficiale di fanteria che aveva prestato servizio in un reparto fiero e imbattuto, Mackenzie si sentiva in grado di dare  un contributo prezioso alla loro lotta contro fascisti e tedeschi.

Diventato con i partigiani il “Capitano Mak,” fu, assieme a “Ganna”, protagonista della liberazione della Val Nure, che iniziò il 17 maggio a Ferriere, con l’attacco al locale presidio militare fascista, i cui componenti  dopo un breve scontro  a fuoco fuggirono. Seguì la liberazione di Farini più a valle, e, alla fine di luglio, quella del capoluogo della val Nure, Bettola. Qui, i contrattacchi di un battaglione di alpini e di semoventi tedeschi furono respinti.

Bettola divenne il centro di una vasta zona libera. Mak e Ganna, oltre che la guida militare, fornirono alle forze della Resistenza il contatto con gli Alleati di cui i partigiani avevano bisogno. Si collegarono con il SOE (Special Operations Executive) inglese e furono accreditati come sub-missione dell’operazione “BLUNDELL VIOLET” di Lett , che organizzò nel territorio appenninico numerosi lanci aerei di armi e munizioni, due aree per il possibile atterraggio e il decollo degli aerei alleati, la gestione di campi di prigionia per i militari fascisti e tedeschi catturati, nonché una vitale linea di fuga (nome in codice “VERMOUTH”) che assicurò il rientro ai propri corpi di un centinaio di aviatori di aerei caduti.

Stratega della Liberazione di Ponte dell’Olio, cade poi in una imboscata fascista

Nominato vice comandante della Brigata partigiana “Stella rossa”,  Mak fu lo stratega della liberazione, all’inizio di ottobre di quel 1944, dell’importante centro comunale di Ponte dell’Olio, a valle di Bettola, tramite quattro giorni di assedio e di attacchi al forte presidio militare fascista  che ne determinarono la resa.

Da Piacenza le autorità fascista reagirono rabbiosamente.  Mak, andato il 6 ottobre, una giornata di fitta nebbia, in perlustrazione aldilà del torrente Nure con i partigiani Piero Merli e Giuseppe Carini,  cadde con i compagni in una imboscata nei pressi di Albarola e tutti e tre furono uccisi. Il loro funerale a Bettola vide una imponente partecipazione di cittadini, finalmente liberi di esprimere i propri sentimenti in quel comune sottratto alla occupazione tedesca e al regime fascista.

Il nome con cui era conosciuto l’ufficiale inglese fu poi dato dai partigiani ad una brigata della Divisione partigiana Val Nure che nell’aprile 1945 contribuì anche alla liberazione di Piacenza: la “Brigata Mak”. Dopo la Liberazione e la fine della guerra i partigiani tributarono al “Capitano Mak” anche l’onore di proporlo al nuovo Governo italiano per la Medaglia d’Oro al Valore, che non fu però accolta. Nel novembre del 1945, i suoi resti, ad opera dalla Commonwealth War Graves Commission, sono stati traslati al Cimitero monumentale di Staglieno (Genova), nel reparto dei caduti in guerra, tomba I.A.5.

                                                                                                                                                                                    S. H.

Bibliografia

Stefano Pronti, La Resistenza in Val Nure – fatti e personaggi, Fabrizio Filios, 2012.

Shaun Hullis, Captains Courageous: Gunner Gregg, Donny Mackenzie, & the liberation of the Nure Valley, Amazon CreateSpace, 2014 (ISBN 9781495930614).

L. Cavanna / R. Repetti, Comandanti partigiani giunti da lontano, Edizioni Pontegobbo, 2018.