Nel contesto della Lotta di Liberazione, significativi, e per certi versi unici a livello provinciale, sono le circostanze, gli eventi e i personaggi che caratterizzano il territorio caorsano: un’azienda agricola sprofondata tra i pioppeti lungo il corso del che diventa centro di coordinamento dell’attività antifascista e poi comando delle SAP, la presenza di un efficiente C.N.L. (Comitato di Liberazione Nazionale) comunale , ripetutamente colpito e ricostituito, che paga un prezzo elevatissimo di torture e di vite umane ed infine una serie di protagonisti con ruoli, responsabilità, professioni e visioni ideologiche molto diverse, tuttavia uniti dall’idea di resistere all’occupazione nazi-fascista.
La collocazione
Caorso è al centro di in un’ampia pianura delimitata, sul fianco Nord, dal corso del fiume Po che fa da confine con la bassa provincia di Milano (ora provincia di Lodi).
Le importanti vie di comunicazione che percorrono il suo territorio (la ferrovia Piacenza-Cremona e la strada statale n° 10 che unisce le due città), le fitte boscaglie e gli immensi pioppeti che fanno da contorno ad un vasto meandro del fiume, facilitano una proficua attività di sabotaggio e un comodo e facile nascondiglio.
In conseguenza del bombardamento del 20 maggio 1944 che colpisce Piacenza, l’edificio scolastico in pieno centro paese deve ospita il Distretto Militare, mentre gli ufficiali e il relativo apparato di comando sono accolti in varie abitazioni private del paese.
La Cascina Baracca, un simbolo
Fino alla fine di settembre del 1944 la La cascina Baracca ha un ruolo chiave nella Resistenza piacentina di pianura. Le componenti essenziali sono: la presenza del colonnello Minetti, ex eroe dell’aviazione, con relazioni ad alto livello, sfollato da Milano; la sua scelta, la sua capacità e la rapidità di attivare una immediata opposizione quando, alla caduta del fascismo, gli eventi precipitano; il contributo determinante, accanto a giovani e anziani antifascisti caorsani, di altre due figure importanti: don Francesco Chiesa, parroco della vicina frazione di Roncarolo, e Fulco Marchesi, proprietario della grande azienda agricola confinante ed ex podestà.
La Cascina Baracca diventa presto un punto di riferimento per coloro che vogliono combattere i tedeschi: base logistica, punto di recupero di armi e di generi alimentari, infermeria, raccolta fondi per il sostentamento dei partigiani, centro di reclutamento di tutti coloro che vogliono andare in montagna.
Quando, con l’arrivo dell’estate, le azioni attacco e di sabotaggio si intensificano e colpiscono in modo organizzato e sistematico i transiti sulle vie di comunicazione di terra e di acqua, la cascina diventa la sede del comando delle S.A.P. della Bassa, praticamente la centrale di coordinamento di tutte le attività di opposizione ai nazifascisti.
L’eccidio della Baracca
Il 26 settembre 1944 è soggetta ad una imponente operazione di rastrellamento che mette a ferro e a fuoco la cascina. Due dei presenti vengono passati per le armi sul posto, mentre una cinquantina tra residenti o lavoranti vengono arrestati. Di tre di loro non si avranno più notizie, altri finiranno nei lager in Germania. Lo stesso Minetti viene arrestato con la famiglia. Trasferito dal carcere di Parma a quello di San Vittore a Milano, riuscirà a fuggire in modo rocambolesco.
Il 1° ottobre successivo, qualche giorno dopo, in una ulteriore incursione vengono arrestati e portati a Parma il parroco don Chiesa (liberato successivamente a seguito di uno scambio) e Fulco Marchesi deceduto qualche tempo dopo il suo trasferimento nel campo di sterminio di Mauthausen.
Il Comitato di Liberazione Nazionale di Caorso
L’attività antifascista ha tuttavia sviluppato radici molto profonde consolidando a livello locale una rete di contatti clandestini, ancora una volta trasversali ai ceti sociali e alle convinzioni politiche o religiose.
E in questa direzione, soprattutto da parte del comando delle SS italiane di San Giuliano di Castelvetro, che viene avviata un’accurata attività investigativa. Dopo una prima retata ad ottobre del 1944 senza gravi conseguenze, la successiva dei primi di gennaio del 1945 porta all’arresto di tutti i componenti e all’eliminazione del gruppo dirigente (tre di loro saranno fucilati nei pressi di Fidenza, mentre un quarto si salverà fortunosamente).
L’esperienza partigiana in val d’Arda e in Val Chero
I caorsani che invece decidono di imbracciare le armi raggiungono le formazioni partigiane nell’Alta Val d’Arda. Il numeroso gruppo di sappisti, scampato al rastrellamento di fine settembre alla Cascina Baracca, si dirige invece verso Gropparello con il Comandante Dario Bianchera “Dario” per dar vita alla 38^ Brigata SAP.
I diversi episodi in territorio caorsano
Numerosi sono gli episodi cruenti che si verificano in territorio caorsano con vittime dall’una e dall’altra parte. Cadono alcuni militari tedeschi in transito sulla strada statale e vengono abbattuti partigiani intercettati da pattuglie fasciste-repubblichine: 3 alla Santina verso Polignano, 1 a Fossadello, 1 nei pressi della cascina Brè, 2 in via Rovere, 1 dalle parti di Roncarolo.
Alla fine di aprile 1945, nelle giornate del 26 e 27, lo stesso paese è al centro di una serie di scontri a colpi di cannonate tra l’esercito americano oramai lanciato verso Nord e i resti della Wehrmacht in ritirata alle prese con un difficile superamento del Po dalle parti di Roncarolo.
Di seguito è indicato il numero dei partigiani caorsani e il nome dei caduti, ma altri Caorsani hanno concorso alla Resistenza, i militari che, dopo l’8 settembre 1943, ancora schierati in Italia e su altri fronti, sono stati catturati ed internati in Germania – gli IMI – e che hanno rifiutato il reclutamento nelle nuove divisioni mussoliniane.
Partigiani di origine caorsana n. 74
Partigiani e antifascisti caduti, nati o residenti a Caorso, n.18:
AMBROGGI GUGLIELMO anni 37
BERNARDONI FERRUCCIO anni 22
CAGNONI LUIGI anni 22
CERLESI RAFFAELE anni 48
FITTAVOLINI GIULIO anni 19
GRAZIOLI CARLO anni 38
MARCHESI FULCO anni 60
MASSARI GINO anni 32
MATTAROZZI CESARE anni 34
MORI ARTURO NELLO anni 21
ORSI ENNIO anni 19
PAVESI GALLIANO anni 31
PELLIZZONI ERCOLE anni 20
TAVANI GIOVANNI anni 21
VERZE’ GIANNINO anni 23
VEZZULLI ETTORE anni 18
ZANOLI FERRUCCIO anni 23
ZILIANI GIACOMO anni 17
Ex militari caorsani di cui è noto l’internamento in Germania (IMI): n° 123
(di cui deceduti: n° 7)
Antifascisti caorsani deportati in Germania: n° 5
(di cui deceduti. n° 4)
Antifascisti caorsani imprigionati nelle carceri di San Giuliano di Castelvetro Piacentino (Comando SS Italiane del tenente Michele Lombardo): n° 9
Testimonianze della lotta partigiana
Lapidi e cippi ricordano siti e fatti rilevanti della lotta partigiana nel comune di Caorso:
A Caorso
- Cappella votiva nel cimitero dedicata ai partigiani e antifascisti (Federico Ziliani, Carlo Gariboldi, Giannino Verzè, Ferruccio Zanoli, Sergio Sichel, Giovanni Tavani, Pierina Tavani, Arturo Mori, Galliano Pavesi)
- Cippo in località Brè (Ennio Orsi)
- Cippo in via Rovere, la strada che porta al cimitero (Emilio Mazzini e Ettore Salvato)
- Monumento al centro del Parco della Resistenza
A Roncarolo
- Lapide nella piazzetta della chiesa a ricordo dei caduti alla cascina Baracca e dei protagonisti della lotta di Liberazione a Caorso (Giulio Fittavolini, Teodoro Vaccari, Fulco Marchesi, Giacomo Ziliani, Guido Borella, Alberto Ciseri, Carlo Grazioli, Galliano Pavesi, Giannino Verzè, Raffaele Cerlesi, Domenico Bravi, Guglielmo Ambroggi, Nello Mori, Piero Minetti, Vladimiro Bersani, Mario Jacchia, Giulio Savi Nereo, Enrico Montanari, Carmelo Pirrone, Milan Trebbe, Dino Mussida).